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Ovvero ciò che dice la critica, gli amici e altri...
Amilcare Cristini l'amico !
Nel trattare la figura e l’opera di Tarcisio Merati è determinante segnalare l'importanza che per l’arte di Tarcisio , la sua iniziazione e la sua applicazione pratica ha rivestito, per tutto il suo percorso, la costante e vicina presenza del suo grande amico Cristini Amilcare.
Cristini era il responsabile principale e per molto tempo unico dell’Atelier che Merati frequentava. Rivestiva la qualifica di infermiere specializzato, ma per la verità era molto di più e di diverso.Appartenente a quella generazione di umili (la stessa di Merati di cui è di soli pochi anni più anziano), Cristini ebbe il solo torto di non nutrire mai ambizioni eccelse o non seppe sfruttare le sue ricche attitudini, egli era (ed è) in primis un artista ed un pittore e di buona caratura. Allievo del Funi presso l’Accademia Carrara negli anni immediatamente dopo la guerra, fu iniziato allo stile denominato Novecento ed ebbe colleghi ed amici che ancora oggi rappresentano il gotha dell’arte bergamasca.Le vicissitudini della vita gli proibirono per sopravvivere in quei tempi di vacche magre di esercitare la sola arte pittorica ed è per questa ragione che ce lo ritroviamo a lavorare all’ospedale neuro psichiatrico nella qualifica sopra detta. Senza Cristini non ci sarebbe stato (perlomeno negli anni 70 e in parte 80) l’atelier o reparto ergoterapico, quanto meno non nelle forme che ebbe, e forse Merati non avrebbe sviluppato tanto (o nessun) lavoro. E’ infatti con lui , e sotto suo suggerimento che “inizia” la pittura verso la metà degli anni 70. Merati e Cristini costituivano una simbiosi eccezionale. Costantemente insieme per molti anni dalle 8.00 alle 17.30 di ogni giorno, ognuno davanti al suo cavallettone con gli ormai famosi fogli di 100 per 75 centimetri. L’amico Amilcare gli preparava supporti e colori e cercava di accontentarlo in tutte le sue richieste anche le più strambe. Cristini ebbe sempre molto rispetto del lavoro di Merati e saggiamente non lo incitò mai nella scelta dei soggetti o nell’indicazione di particolari tecniche, per contro lo interrogava e si interrogava sui lavori fatti, offrendo così a Tarcisio più di un motivo di riflessione e di sentito apprezzamento, che poi la sua mente lasciava “decollare” in incredibili ed estremamente poetiche elucubrazioni personali, fatte di sostantivi personalissimi e ragionamenti astrusi sempre riconducibili ad una sua particolare logica. Da questo fortunato rapporto ne uscì una vera ed intensa amicizia che durò tutta la vita. Infatti anche durante gli ultimi anni passati nella casa di riposo al Gleno vicino all’ospedale, l’unica via di fuga era rappresentata dall’arrivo della scassata automobile di Cristini (una vera macchinetta trombetta !) che passava a “ritirare” Tarcisio per portarlo nuovamente nel suo agognato Atelier. E’ insomma un vero peccato che tutto questo sia stato poco detto o scritto, dimenticarsi di Cristini è oggi fare un torto a lui ma soprattutto al suo grande amico “Coccolone” che certo non l’avrebbe mai dimenticato !